IL VIAGGIO/racconto

Carlos si guardò intorno e con occhio esperto verificò che tutto fosse a posto nel suo piccolo gregge di pecore.

 

Juanito, il suo asinello, si guardò intorno e poi gli si avvicinò toccandolo col lungo muso quasi a volergli confermare che anche lui era d’accordo sul fatto che tutto era come doveva essere.

Erano inseparabili. Era stato il regalo del suo decimo compleanno. L’ultimo regalo che suo padre gli fece e da allora, adesso aveva diciassette anni, era diventato più che un compagno o un amico, era la sua inseparabile ombra, ovunque pensasse  di andare Juanito lo seguiva e spesso lui gli parlava per ore avendo la netta impressione di essere non solo ascoltato ma anche compreso.  

 

Era al pascolo alto in una valletta che dava proprio la fronte alla splendida montagna che con un salto vertiginoso si stagliava vicina e lontana allo stesso tempo.

Infatti la purezza dell’aria dava alle distanze false illusioni di vicinanza  mentre la realtà era che per arrivare alle falde necessitavano due giorni di cammino.

L’altezza superiore alle cime attigue, gli splendidi nevai perenni e i ghiacciai borbottanti di tremendi schianti e rovinose frane, ne facevano la regina della valle e da sempre segretamente venerata dalla gente del piccolo villaggio, seppur ormai cristiani.

 

A Carlos non risultava che mai uomo alcuno ci avesse messo piede sulla vetta e d’altronde non avrebbe saputo immaginare chi potesse essere interessato ad una impresa del genere.

Questo pur nutrendo nel suo intimo una certa curiosità sul che cosa si sarebbe visto da lassù del mondo nascosto da tutte quelle cime.

Già, perché in verità lui nutriva, ogni giorno sempre più pressante, una curiosità su cosa c’era, com’erano le genti, i villaggi, i modi di vivere al di là della valle che racchiudeva il suo piccolo villaggio e mondo.

Stava diventando questa brama di sapere ogni giorno più forte ed insistente.

Andava sempre più spesso ed era sempre più insistente nelle sue visite al prete del villaggio, Don Pierre, unica persona in grado di farlo al tempo stesso fantasticare e dare risposte sensate alle mille e mille domande che gli affollavano la mente e il cuore.

 

Don Pierre, parigino puro, giunto in quella lontana missione dieci anni prima, convertitosi solo a trentacinque anni a quella vita di donazione, senza aver mai raccontato ad alcuno cosa ne avesse fatto di quella prima parte della sua vita, come nascondesse un geloso segreto, era di spirito sempre allegro e sempre pronto a dare qualcosa di concreto o solo anche una parola di conforto.

In breve tempo non si fece solo accettare da quella gente dal pensiero semplice, ma divenne uno di loro, un punto di riferimento per tutti e per tutto.

 

Ed aveva una spiccata simpatia per Carlos.

Forse perché rivedeva se stesso da giovane. O forse perché Carlos era particolarmente intelligente e curioso: due doti che abbinate regalano una luce diversa ed unica negli occhi delle persone che ne hanno il dono.

Alle domande di Carlos rispondeva con pazienza, cercando di colmare quella inesauribile sete di sapere e concludeva spesso con:’Vedi, figliolo, il mondo là fuori è bello e grande ma anche pericoloso, puoi trovare forse le risposte che cerchi ma potresti anche perderti per sempre! Non è detto che quello che troveresti sarebbe così migliore di quello che lasceresti qui in questo piccolo angolo solo apparentemente sperduto!! Spesso il paradiso è là dove meno pensiamo che esista!!’

 

E fu mentre correva giù per la valle con in testa la millesima domanda da porre a Don Pierre che  Carlos li vide per la prima volta.

 

Erano tre, nei loro abiti di colore sgargiante, con al seguito una ventina di portatori ed alcuni muli e si inoltrarono per la stretta valle in direzione del loro villaggio.

Per un paio di giorni la piccola comunità fu attraversata da una ventata di nuovo, sconcerto e frenetico brusio per la novità inaspettata.

Chi erano, cosa facevano, cosa volevano e dove andavano erano le domande più ricorrenti che rotolavano di bocca in bocca della gente del piccolo villaggio.

 

E come erano venuti, dopo la breve sosta, ripresero il cammino con il loro seguito.

La loro meta era, tra lo stupore di tutti, la cima della loro montagna.

Il perché non lo comprendeva nessuno, ma era chiaro che era un’impresa importante per loro e pericolosa per tutti.

 

A Carlos non sembrava vero!

Aveva cercato in tutti i modi di avvicinare quegli sconosciuti, di sapere non tanto dove andavano e cosa facevano ma sopratutto da dove venivano, quale era il loro mondo, voleva sapere ancora una volta cosa c’era al di là del suo piccolo villaggio.

 

Da quell’incontro le sue notti erano sempre più agitate rendendo la madre, vedova e con cinque figli da accudire, di cui Carlos era il maggiore seguito da un fratello e tre sorelle, particolarmente inquieta e preoccupata, la quale si sentiva in dovere di andare da Don Pierre a cercare conforto: ’Cosa gli è preso a mio figlio – chiedeva con ansia e timorosa di quel che cominciava a sospettare – Dì tu qualcosa a mio figlio, fallo ragionare! Non voglio perdere anche lui!!’ – aggiungeva disperata.

 

Don Pierre cercava di calmarla. Conosceva la tragica storia del marito che, partito per dare una svolta alla vita sua ed a quella della sua famiglia, non fece più ritorno senza mai avere dato notizie di sé.

Ma sapeva che la stessa bramosia aveva preso anche il figlio e difficilmente avrebbe potuto trattenerlo.

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I tre stranieri arrivarono ai piedi delle loro destinazione, posarono le tende, congedarono i portatori ed incominciarono i loro approcci ricognitivi sui fianchi della montagna per saggiarne le condizioni e trovare la migliore via di salita.

Era stata una primavera insolitamente nevosa ed ora alla fine di novembre (siamo nell’altro emisfero del pianeta) la montagna si presentava ancora carica di neve, continuando con scariche spaventose a scrollarsi da dosso, come se ne avesse un continuo fastidio, il superfluo per prepararsi alla veste estiva.

E il tempo sembrava essersi messo sul bello stabile e così i tre incominciarono la salita con perizia e determinazione. Contavano in circa cinque giorni di compiere l’impresa se solo il tempo non avesse fatto capricci e con un po’ di fortuna.

 

La via di salita seguiva quasi una linea retta salvo appoggiarsi sulla cresta sinistra per i campi ove sistemare le tendine al fine di essere fuori dalla traiettoria delle valanghe che nelle ore calde e comunque non appena il sole toccava i ghiacciai sospesi in alto, cominciavano a rovesciarsi verso valle con spaventosi tuoni.

Dopo l’ultimo campo appoggiato su una evidente sella avrebbero tentato la salita diretta con un itinerario logico ed elegante ma che comportava l’attraversamento di un colatoio che convogliava neve, ghiaccio e rocce scaricate dalla parte superiore della montagna.

Affrontarlo di giorno sarebbe stato un suicidio sicuro.

Avrebbero dovuto affrontarlo nel cuore della notte, al buio, con l’ausilio delle lampade frontali e quando ancora il freddo blocca in una morsa tutto quanto vi è di instabile sulla montagna.

Essere veloci e contare su una notte fredda era la chiave del successo di quel passaggio.

Dopo la salita avrebbe richiesto grande abilità tecnica ma su terreno abbastanza sicuro.

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Carlos decise! Da lì a cinque giorni sarebbe partito.

Avrebbe iniziato il suo viaggio per soddisfare la sua sete di sapere, conoscere, vedere e capire.

Lo disse a Don Pierre che con grande fatica promise che non avrebbe rivelato a nessuno, nemmeno a sua madre, la sua intenzione fino al giorno della partenza. Non gli rimase che dargli gli ultimi consigli e pregare con fervore Dio che avesse un occhio di riguardo per quel ragazzo che tanto gli ricordava il suo ardore giovanile.

Carlos passò quei giorni a preparare furtivamente quel poco di bagaglio e cibo e parlottando eccitato con Juanito dei viaggi che avrebbero fatto e dove sarebbero andati perché comunque era scontato che sarebbe andato sì in capo al mondo ma con il suo fedele somarello. Juanito scrollava il capo ma non era chiaro se per approvazione o meno.

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La salita stava procedendo secondo il programma.

Il tempo rimase quasi ininterrottamente bello salvo una nevicata notturna il terzo giorno, breve ma intensa che preoccupò non poco i tre alpinisti. Decisero comunque di proseguire visto il repentino ritorno di una stupenda giornata di cielo terso.

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Arrivò così il giorno precedente alla partenza e con non poca agitazione annunciò alla madre la sua partenza.

Non ci fu lacrima né grido da parte della madre che riuscisse a dissuaderlo dalla sua decisione.

Il suo bagaglio si arricchì di cibo, vestiario, soldi e raccomandazioni.

I fratelli e sorelle erano eccitati quanto lui ed in cuor loro lo invidiavano e già sognavano mille avvincenti avventure.

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Sarebbero usciti dalle tende alle due.

La notte non era particolarmente fredda.

La  mancanza della luna rendeva tutto particolarmente scuro nonostante il riverbero notturno dei nevai e ghiacciai che riflettevano la fioca luce del cielo stellato.

La nevicata della notte precedente rendeva l’avanzare faticoso e più lento del previsto ma con determinazione si avviarono ad attraversare il colatoio….

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Si alzò quando era ancora buio anche se ad est si intravedeva il primo biancore che annunciava la prossima alba.

Caricò Juanito con meticolosa precisione come se, ora che era venuto il momento della partenza, volesse trovare un motivo qualunque a volerla ritardare.

I fratelli dormivano.

Sua madre si fece trovare con un ultimo pacchetto di cibo e corse via piangendo, senza neanche la forza dell’ultimo abbraccio…..

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Una linea arancione annunciava che stava per sorgere il sole all’orizzonte.

Con sempre più ansia cercarono di forzare l’andatura rallentata da una neve inconsistente…..

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Alla fine tutto fu pronto e voltando di scatto la schiena alla sua capanna si avviò senza voltarsi.

Gli sembrò di scorgere nell’ombra la figura di Don Pierre, ma non si fece avanti.

Senza fretta prese il viottolo che conduceva fuori dalla valle….

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Un primo raggio toccò la cima della montagna accendendola di rosso e calando secondo dopo secondo sempre più giù.

Quel impercettibile calore si  profuse nelle rocce, nella neve , nel ghiaccio fondendo precari equilibri…

Sempre più inquieti cercarono quasi con rabbia e disperazione di uscire da quel colatoio.

Quando un secco schianto qualche centinaio di metri sopra le loro teste li raggelò…….

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Era ormai all’uscita della valle.

Ancora un centinaio di metri e dietro quello spuntone roccioso avrebbe lasciato il suo villaggio, la sua gente, senza forse far più ritorno anche se l’avevo giurato alla madre.

Camminò sempre più lentamente fino a quando prossimo alla curva si affrettò quasi a voler improvvisamente tagliare definitivamente il ponte con l’ultima paura, con l’ultimo tentennamento.

Juanito si dondolava nel suo lento e sicuro trotterellare accanto alla sua guida quasi volesse dirgli ”Tranquillo! Andrà tutto bene!”

Mentre era all’ultimo passo prima di uscire dalla vista della valle Carlos percepì un lontano sordo boato dalla montagna.

Si voltò un attimo senza ben capire e poi proseguì.

E il viaggio iniziò… con la sensazione netta che qualcosa dentro di lui si fosse spezzato per sempre!

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 Nell’alba ormai sempre più luminosa la montagna tornò al suo antico silenzio.

IL VIAGGIO/raccontoultima modifica: 2013-03-30T18:15:29+01:00da gio08gio
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