SOGNI ALLO SPECCHIO/ racconto

Martine camminava con passo lento ma sicuro,  sicuro della direzione in quanto unica ed inequivocabile.

Intorno a sé scorrevano una serie di immagini ora consuete ora sconosciute, finchè si ritrovò a pensare che ciò che l’attorniava era un parco, un parco giochi, di quelli dove le mamme portano i loro bambini a sfogare la loro voglia di vivere poiché le quattro mura di casa son troppo strette ed i cortili non esistono più.

Era il “suo parco” dove da bambina andava a giocare con i compagni.

Allora i genitori non li accompagnavano in quanto tutto era più “normale e sicuro”.

C’era al centro di uno spiazzo rotondo, attorniato da antichi platani, una struttura metallica formata da tubi metallici che con un incastro di cubi formava una figura geometrica multipla a più livelli dove potersi arrampicare, rincorrersi, roteare, cadendo sempre sulla soffice sabbia che ne faceva da base.

Lei seguiva ostinatamente il suo passo per la sua meta.

Poco distante dal parco un tracciato sotto il livello del terreno di una ferrovia ad unico binario dove un vecchio locomotore ormai stanco trainava dei fantomatici vagoni quasi fosse sicuramente l’ultima volta che l’avrebbe fatto.

Martine continuava a fissare davanti a sé ma percepiva chiaramente ciò che la circondava.

Un’antica chiesa sullo sfondo con un lungo tetto che lasciava immaginare l’altrettanto lunga navata interna che ricopriva, con i finestroni che si rincorrevano tanto grigi dall’esterno tanto colorati nelle immagini sacre all’interno.

Ora era adulta e sapeva che quella era la “sua strada”, la strada che fin da bambina aveva saputo di dover percorrere.

Ma dove andava?

Cosa l’aspettava?

Non c’era risposta e non sembrava che le importasse poi così tanto.

Grida di bimbi gioiose facevano da sfondo al silenzioso suo passo.

Luce. No!

Emozioni. No!

Richiamo. No!

Era tutto e niente ciò che guidava il suo passo mentre le immagini, della sua vita o di chi?, scorrevano ora piano per provare a capirle ora veloci da non potersi soffermare se non con un’attimo di sensazione….

 

Fu allora che Justine si destò dal suo sonno travolta dallo squillo di una indelicata sveglia.

Si guardò attorno quasi non fosse sicura che il risveglio fosse avvenuto nella sua solita stanza.. ed in effetti le sembrava stranamente.. estranea!

Cercò di capire ma soprattutto si ricordò del sogno o perlomeno parte di esso… un parco.. lei che camminava… ma dove andava e perché…

La sensazione di cose conosciute e sconosciute, incomplete.

Cosa? Dove? Chi era quella donna?

Lei ora era donna matura, sposata, anzi separata ed alla soglia dei quaranta. Doveva ricominciare…che cosa poi non lo sapeva.

Quale la direzione da prendere?

Dove trovare i riferimenti per iniziare?

Tutto così vago, indefinito!

Alzandosi ebbe la netta sensazione di essere pronta e già di camminare!

Ma verso dove?

Era sola? Forse! Le sembrava che qualcuno le fosse accanto ma non riusciva a vederlo ma lo “sentiva”.

Anzi ne sentiva il flusso di amore che emanava quasi fosse fatto di emozione pura.

Piacevole? Decise di si! E vi si appoggiò quasi fosse un muro, una colonna, una certezza!

E riprese a camminare ora certa della direzione in quanto era chiaro che doveva andare là…

 

Martine si dimenò nel letto, indecisa se svegliarsi completamente o riprendere il sonno.

Già il sonno o il sogno?

Aveva la piacevole sensazione di avere trovato, almeno nel sogno, la quadratura del cerchio della sua vita, la direzione sempre agognata e mai trovata.

A cinquant’anni era dura ricominciare, non c’era dubbio. Ma anche stimolante poter sapere che una nuova opportunità le era stata data. Da chi poco importava, l’importante era poter avere una speranza!

E così filacci di un sogno incompiuto si snodavano nella sua mente quasi a ricomporre la sua vita passata, di bambina, di donna che in una corsa ad ostacoli aveva trovato la forza di rimettersi al passo con compassata sicura lentezza, poiché la direzione era segnata.

Non c’era da discutere, da porsi domande, ma solo da incamminarsi verso… che cosa importa verso cosa l’importante era avviarsi!

E così si avviò ancora una volta….mentre immagini di luoghi, persone, situazioni si alternavano a dare il senso compiuto al suo cammino…

 

Justine era stanca, si era svegliata da un sonno che non sapeva dire se lungo o corto, ma si sentiva stanca.

Era l’età che non lasciava più riposare come una volta?

Certo a sessant’anni molte cose cambiano e sono già cambiate.

Il fisico non è più quello di una volta, basta vedere lo sguardo degli uomini… che cercano una freschezza che ormai…

Eppure non era stanca delle cose passate e vissute ma piuttosto una stanchezza venuta… sembrava venire dal suo sogno notturno, ormai consueto e ripetitivo che la lasciava prostrata, esausta con un gran senso di incompiutezza.

Già quella scelta, quel coraggio, quella strada che nella vita non aveva avuto il coraggio di prendere e seguire era lì nel sogno, ogni notte, a ricordarle ciò che avrebbe dovuto fare, ciò che avrebbe potuto essere.

Ma non era andata così!

E si sa i sogni sono appunto sogni… o no?

Il dubbio che potesse fare ancora qualcosa, che era ancora nelle sua possibilità di fare, di agire, la netta sensazione che forse…

Si alzò e contemporaneamente decise, sì, di tentare e… si ritrovò su una lunga strada bianca, con forze nuove venute chissà come e si avviò accompagnata da immagini nuove e da una emozione di..felicità, già, felicità mai provata se non da.. bambina, quella bambina che….

 

Martine decise che questa volta non si sarebbe più svegliata!

Il sogno della sua vita era lì a ricordarle tutto quanto aveva fatto ma ancora di più tutto ciò che non aveva fatto e avrebbe potuto fare..

Gli anni erano passati ed ora compiuti gli ottanta e più anni si poteva permettere di decidere se svegliarsi o no!

E decise per il no!

Perché la sua strada ora la vedeva ma era una strada nuova, diversa, in una realtà sconosciuta ed era decisa a non lasciarsi più sfuggire l’occasione di… cosa non lo sapeva ma sapeva che ora le si stava presentando una nuova possibilità e la voleva cogliere e “vivere” fino in fondo!!

E con il sorriso sulle labbra si lasciò andare a rincorrere il suo ultimo sogno sentendo in un ultimo attimo la calda lacrima di un amore che l’aveva accompagnata per tanto tempo e che ora era lì, gioioso e la salutava in un nuovo abbraccio dopo tanta attesa….

 

Justine si destò nel suo lettino che tanto amava e rigirandosi pigramente strinse il suo Birba, peloso peluche amico delle sue notti.

Si guardò un attimo attorno e non vedendo la mamma subito gridò: ‘Mamma! Mamma!’

Martine lasciò incompiuta la faccenda domestica a cui si stava dedicando e con un ‘Arrivo Justine!’ si precipitò dalla sua piccola con fare amorevolmente severo ‘Cosa c’è da gridare tanto?’

‘ Mamma ho fatto un sogno!! Era strano!! Una lunga strada bianca, un parco, sai quello dove mi porti sempre a giocare…..e una luce…..!!’

SOGNI ALLO SPECCHIO/ raccontoultima modifica: 2013-05-06T17:03:00+02:00da gio08gio
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