OMBRA/racconto

Minacciava pioggia, con un cielo plumbeo reso ancor più triste dal grigiore tipico del caotico centro città, con quelle case antiche, mal restaurate, le cui finestre sono occhi spenti che guardano nella quotidiana noia.

Isabelle si aggiustò con movimento conosciuto il soprabito beige.

Portava al di sotto un tailleur nero con una vistosa camicetta rossa. Lei di capelli corvini a caschetto, occhi blu, lineamenti dolcemente marcati, era a quarant’uno anni ancora una bella donna, armoniosa nella sua femminilità, senza mai risultare dirompente ma certamente accattivante, interessante.

Sapeva di piacere e se ne compiaceva con una certa punta di rivalsa verso qualche amica che poi tanto amica non era.

Camminava senza fretta, destreggiandosi in modo perfetto sugli alti tacchi, dando un senso curvilineo alla sua andatura,  con destinazione un ufficio, un lavoro che se proprio non la gratificava come avrebbe desiderato almeno la manteneva in modo più che decente per non dire agiato.

Aveva una bella casa a non più di un isolato da lì, in Rue St. Pierre, e stava dirigendosi verso la fermata del metrò.

A poca distanza da lei sentiva una certa agitazione tra la tanta gente che a quell’ora del mattino affollava quella zona della città, ma subito si distrasse.

Si sarebbe detta una donna felice se……. Già se Antoine non l’avesse lasciata. Tre mesi. Erano solo tre mesi e sembravano una eternità. E poi l’aveva lasciata per un…. uomo, certo Jean.

L’amava, l’amava ancora e però quasi se ne vergognava. Come se il fatto di sapere che era omosessuale avesse in qualche modo ‘sporcato’ il suo amore, era qualche cosa che andava oltre il semplice tradimento. Era un tradimento primordiale, che la feriva prima ancora come donna che non come moglie.

‘Inconcepibile – si diceva – Non è possibile!!’ e piangeva anche le lacrime che non aveva.

Di notte come di giorno, nei momenti più improbabili, si trovava sconvolta da sussulti irrefrenabili.

Ed oggi percepiva un certo disagio, non la solita tristezza o il pensiero che correva alla sua impossibile situazione, era qualcosa che gli sfuggiva e continuava a guardarsi attorno come se questo fosse sufficiente a trovarne la spiegazione.

Intanto l’assembramento di persone in fondo alla strada, tra la Rue St. Martin con la Rue de la Libertè, incrocio particolarmente caotico, aumentava senza apparente spiegazione.

E fu in quel momento che riuscì a capire cosa c’era di tanto insolito da attrarre la sua attenzione.

Nello stesso istante infatti un improvviso squarcio nel cielo scuro permise ad un fugace raggio di sole di fare la sua comparsa e districandosi tra gli alti edifici inondò con subitaneo calore il marciapiede dove Isabelle si fermò sorpresa.

Poco distante da lei un’ombra, la sua Ombra, si aggirava con passo lento, quasi circospetto.

‘Cosa fai lì – disse Isabelle quasi con stizza – tu non puoi lasciarmi! Mai!’

Ombra non si scompose, quasi non le fosse stato detto nulla. Poi con voce tranquilla disse ‘Mi spiace, ma è ora di lasciarci! – ed aggiunse – A noi ombre è permesso vagare qualche tempo prima di lasciare per sempre la nostra immagine reale e ritornare da dove siamo venute! Comunque ti dirò, sono stata bene con te. Mi spiace, non vorrei, ma tu……!!’ – e lasciò in sospeso la frase come se Isabelle sapesse il perché delle cose.

‘No! Non è possibile! – disse Isabelle con un certo sgomento – Tu mi devi seguire…. Ancora e sempre!! – concluse con forza.

In lontananza l’urlo di una sirena si fece sempre più pressante e vicino.

Questo distrasse per un attimo Isabelle, che quasi inconsciamente si avviò verso l’incrocio ormai semi paralizzato da auto inspiegabilmente ferme e da una folla sempre più curiosa.

Si aprì a fatica tra la calca un varco ed a forza di spintoni e di ‘Mi scusi!!’ riuscì ad arrivare dove sembrava esserci la causa di tutto quel caos.

Un’auto ferma di traverso, come se nel frenare avesse cercato di evitare qualcosa.

Una signora singhiozzava accanto ad un poliziotto.

‘Non l’ho vista! E’ apparsa all’improvviso!…. non ho fatto in tempo…..!’ – spezzoni di parole ed un signore anziano, giornale sotto il braccio e borsa della spesa, aggiunse avvicinandosi al poliziotto ‘A me è sembrato che camminasse senza guardare. Era…. Come trasognata…. Aveva qualcosa di strano!!’

Solo allora Isabelle si accorse che a terra c’era un corpo pietosamente coperto da un telo.

Solo un piede fasciato da una scarpa affusolata, nera, con un alto tacco rotto spezzato, a testimoniare l’urto tremendo subito.

In quel mentre due infermieri si apprestarono ad issare il corpo sulla barella e nel sollevarla….

Un raggio di sole ancora una volta inaspettatamente avvolse la scena.

Un occhio attento avrebbe visto un’ombra che scivolava lesta sotto il corpo inerme.

Isabelle guardava attonita la scena. 

Il telo inavvertitamente scivolò di lato.

Il corpo scomposto di Isabelle apparve nella crudezza della morte.

Il bel volto era stranamente sereno!

Quasi che avesse raggiunto la pace….

Ombra l’accompagnò per il loro ultimo viaggio!

OMBRA/raccontoultima modifica: 2013-03-10T12:00:00+01:00da gio08gio
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